La fobia crescente di questi ultimi anni riguardante la crisi e la recessione sta creando una realtà sempre più greve e simile a quella paventata.
Ognuno ci mette la sua buona dose di pessimismo, tutti parlano della crisi, dei politici corrotti, delle multinazionali infami, si fanno scioperi, si protesta, si urla, a volte si picchia, qualcuno si suicida.
Gente che resta a casa senza lavoro, attività che chiudono, aziende in crisi, operai e ingegneri vengono licenziati, maestre e bidelli vengono ridotti, i bambini sono sempre meno bambini.
I media ne parlano a iosa e, grazie al gran numero di persone che raggiungono, cristallizzano una coscienza collettiva che fa si che la crisi diventi sempre più reale, perché tutti ce l’aspettiamo.
Non sappiamo nemmeno con chi prendercela e di volta in volta imputiamo colpe alle multinazionali, ai politici, ai governi, ai finanzieri e subiamo gli effetti della pubblicità che noi stessi facciamo di tutto ciò parlandone all’infinito…
Ma tutto questo ci fa bene o no?
Ci rende più reattivi o ci frustra facendo si che aumentino pessimismo, disillusione e violenza?
E perché mai molti pensano che l’unico modo per cambiare le cose sia una rivoluzione?
Non ci mancano esempi dalla storia di trasformazioni avvenute in maniera non violenta: Gandhi, che praticamente da solo ha portato l’India all’indipendenza, Gesù Cristo, che si è fatto crocifiggere quando avrebbe tranquillamente potuto provocare un sollevamento delle masse ed altri ancora.
Non vogliamo ancora imparare?
La ribellione nasce ed è schiava dell’evento e della situazione a cui si sta opponendo, non esisterebbe autonomamente; reiterare all’infinito l’opposizione tra bianco e nero, uomo e donna o forte e debole serve più che altro a restare su di un piano conflittuale, non certo a cambiare nulla.
Chiunque può rendersi conto che percepire la vita in modo positivo ed espanso gli permette di avere maggiori risultati che non quelli che otterrebbe essendo pessimista e vedendo tutto difficile.
Se la sera torno a casa dalla mia famiglia con il sorriso porterò con me un’energia positiva e lieve, viceversa, se arrivo cupo e arrabbiato trasmetterò questo tipo di energia a tutti; questo vale anche per l’ambiente di lavoro e nelle relazioni sociali.
Queste cose le sappiamo tutti.. E allora perché non le mettiamo in pratica?
Perché, invece di continuare a parlare di crisi, di recessione, di problemi di fronte ai quali siamo apparentemente impotenti, non cambiamo il nostro atteggiamento?
Forse potremo crearci una realtà un po’ più lieve!
Non si tratta di ignorare la realtà ma di guardare le cose da un’altra prospettiva per comprendere che, forse, non tutto viene per nuocere: affrontare determinati cambiamenti nella vita richiede tempo ed energia, ma continuare a vedere ogni cosa come un problema fa si che lo diventi.
Questa presunta crisi con che cosa ci sta facendo confrontare?
Abbiamo, grazie a tutto ciò, la grande opportunità di guardare noi stessi, di cambiare dall’interno perché questo è il modo migliore di portare una novità anche all’esterno.
Osserviamo la nostra vita, agiamo secondo i nostri reali valori personali, impegniamoci affinché la nuova realtà sia aderente a noi e non a quanto il mondo sociale ci spinge ad essere.
In conclusione sviluppiamo la comprensione che tutto ciò che accade è per il nostro meglio, per la nostra evoluzione e che, sfruttandolo a nostro favore, possiamo veramente fare molta strada.
Usiamo la nostra nuova chiarezza per evolverci, compiamo scelte innovative senza paura, diamoci, finalmente, lo spazio e la considerazione che meritiamo, saremo felici e realizzati, porteremo gioia in ogni manifestazione della nostra vita e cambieremo noi stessi ed il mondo che ci circonda!
Umberto Bernacci
19 settembre 2013